Sul tema di Maria nel dialogo islamo-cristiano, abbiamo vissuto una giornata di condivisione online, il 2 aprile, durante un congresso virtuale organizzato dalla Pontificia Academia Mariana Internationalis (https://www.mariaperlapace.org/relatori/). Pubblico di seguito il mio contributo sotto forma di testimonianza :
Il titolo del mio intervento può sembrare strano: come si può paragonare la persona di Maria, la credente, a un “ponte”? Pensandoci, mi sono ricordato dell’espressione di San Bernardo di Chiaravalle, grande mistico cristiano del Medio Evo, che vedeva in Maria un “acquedotto” che ci porta l’acqua della salvezza. Questa “acqua di Dio” è la stessa per tutti: cristiani e musulmani. Nell’ora della “cultura dell’incontro”, spinti dal nostro Fratello Universale, Papa Francesco, vogliamo abbattere i muri e costruire ponti. Credo che sia davvero possibile affermare che Maria è come un “ponte d’amicizia” fra i credenti cristiani e musulmani.
Giornalista professionista, nato in Algeria dove ho vissuto la mia infanzia e adolescenza, parlerò della mia esperienza come semplice testimone, non come teologo. Sono tre i punti essenziali che vorrei condividere con voi in questi pochi minuti. Innanzitutto, quanto ho vissuto ad Algeri, in particolare nel santuario mariano di Notre-Dame d’Afrique, sulle alture della capitale algerina, ma anche presso il monastero di Notre-Dame de l’Atlas, insieme ai beati martiri di Tibhirine che ho avuto la grazia di conoscere. In secondo luogo, ciò che il mio servizio giornalistico a Lourdes per 26 anni mi ha permesso di constatare e intravedere spiritualmente. Infine, dal 2013 sono al servizio della comunicazione di un’istituzione pontificia che opera per la pace in Terra Santa. Questa esperienza mi ha fatto nascere il desiderio di proporre – a titolo squisitamente personale e non in veste della mia carica – l’idea di un’iniziativa comune a Gerusalemme che potremo vedere in un secondo momento come mettere in atto, se questa è la volontà di Dio.
Notre-Dame d’Afrique e Notre-Dame de l’Atlas
Da giovane, quando andavo in pellegrinaggio al santuario di Notre-Dame d’Afrique ad Algeri, amavo soprattutto contemplare la fede musulmana nella preghiera delle mamme che venivano a chiedere l’intercessione di « Maryam » nella basilica, come ho visto anche dopo, nel corso degli anni, a Lourdes o a Notre-Dame de la Garde a Marsiglia. Molti musulmani e musulmane che vanno ogni giorno alla basilica di Notre-Dame d’Afrique, ad Algeri, sono attirati dall’invocazione scritta al centro dell’affresco che orna l’abside: “Notre-Dame d’Afrique, prega per noi e per i musulmani”. Vengono numerosi a raccogliersi nel santuario e ad affidare le loro pene troppo pesanti da portare. Maria è preziosa per l’incontro, non fa differenze fra noi. La Madre Nostra opera per far incontrare tutti i suoi figli e concede le sue grazie senza distinzione d’appartenenza.
Questa esperienza algerina mi ha aiutato ad avvicinarmi all’Islam interiore poiché Maria è, a tutti gli effetti, un’“icona” dell’anima musulmana, intrisa di abbandono fiducioso. Maria ci insegna a lasciare Dio agire in noi, a fare la sua volontà nella fiducia e nello spirito d’abbandono: “Mektoub!”.
In Libano, da qualche anno cristiani e musulmani hanno una festa comune il 25 marzo ed è una festa mariana: la festa dell’Annunciazione. I nostri fratelli e sorelle musulmani conoscono Maria, la venerano e alcuni la pregano. Lungo la strada dell’incontro e del dialogo, Maria è nostra compagna di cammino: ecco perché sono personalmente così devoto.
Quando andavo al monastero Notre-Dame de l’Atlas, a Tibhirine, trovavo la sua statua ad accogliere tutti i visitatori, cristiani e musulmani. I religiosi mi spiegavano la loro missione fraterna attraverso il racconto della Visitazione (Luca 1,39-56) nel quale Maria rende visita a sua cugina incinta per aiutarla concretamente. “Lontana da ogni conquista, la missione è una Visitazione,” mi dicevano i monaci di Tibhirine. E amavano ripetere: “Come Maria, portando Colui che ci porta, andiamo a visitare i nostri fratelli e sorelle per aiutarli e ogni incontro è come un’effusione dello Spirito Santo, una Pentecoste”.
Nella società occidentale, che ha perso il senso della trascendenza, se c’è una “politica” comune da sostenere, con lo sguardo rivolto verso Maria, è quella della solidarietà e della fraternità nei nostri quartieri, in nome di Dio, a servizio della vita in tutte le sue forme, dalla concezione alla morte naturale, a servizio dei più vulnerabili che sono spesso rigettati perché inutili e non “produttivi”, perché non portano profitto…
Lourdes, « Alurud », e il richiamo ad aggrapparci alla roccia che è Dio
Direttore di una rivista, di una casa editrice e della comunicazione del santuario di Lourdes, nella città mariana, per 26 anni (1987-2013), non ho mai dimenticato quanto mi avevano raccontato i miei amici musulmani in Algeria riguardo al profeta Muhammad, quando difese la Vergine. “Li abbiamo puniti per la loro miscredenza e perché hanno detto una calunnia orribile contro Maria” (Corano 4:156), si legge nel Corano. Cosciente di questo amore che entrambi nutriamo per la madre di Gesù, ho spesso accolto dei pellegrini musulmani alla Grotta di Massabielle, luogo altamente interreligioso. Sapete che varie dichiarazioni di guarigione, attribuite all’intercessione di Nostra Signora di Lourdes, ci vengono proprio da musulmani che abitano in Francia?
Negli articoli che scrivevo ho cercato di mostrare come, ovunque Maria sia presente, il dialogo islamo-cristiano si approfondisca, non in modo teorico ma nella pratica quotidiana di un’amicizia spirituale straordinaria. Accompagnando come giornalista Giovanni Paolo II al Cairo nel febbraio del 2000, ho intervistato lo sheikh Mohammed Sayyed Tantawi, allora Grande Imam dell’università di Al-Azhar, che mi aveva spiegato durante uno scambio personale e caloroso il ruolo eccezionale di Nostra Signora Maryam, riconosciuto nel nobile Corano.
Qualche mese più tardi, nel 2001, mi ero impegnato per l’organizzazione di una conferenza a Lourdes dal titolo “Maria e il dialogo dei credenti”, presieduta dal cardinale nigeriano Francis Arinze, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso. In un’altra occasione, durante il congresso internazionale dei giornalisti a Lourdes nel 2008, avevamo cercato di approfondire la realtà specifica di Maria nel dialogo islamo-cristiano. Con i colleghi giornalisti ci siamo interessati all’icona di Kazan, scoperta in pieno territorio tartaro islamico, nel XVI secolo, grazie alla visione di una giovane di nome Fatima, come l’amata figlia di Muhammad. Abbiamo anche constatato che numerose apparizioni di Maria, almeno una trentina, hanno avuto luogo in terra musulmana, in particolare accanto al Cairo, nel delta del Nilo, senza parlare di Medjugorje in Bosnia-Erzegovina.
Riguardo a Lourdes, è utile ricordare che i musulmani sono stati molto presenti nei Pirenei, all’epoca della dominazione musulmana in Spagna. L’etimologia del nome di questa cittadina verrebbe dalla parola “Uarda” che significa “rosa” in arabo e che al plurale determinato dà “alurud”: le rose… La rosa dei sufi non appare forse in tutte le poesie della mistica musulmana esaltando l’amore divino? A Lourdes la Vergine, che appare con una rosa su ogni piede, si rivolge così anche ai musulmani, chiedendo loro di tessere dei legami di fiducia con i cristiani, attraverso i quali diventa possibile costruire un mondo unito.
Ho cercato di confrontare le date della storia islamica con quelle delle apparizioni di Lourdes per scoprire una chiamata, un “occhiolino” da parte di Dio. La storia, vista in parallelo, attraverso le coincidenze, a volte svela nuovi orizzonti. Dio non si impone, si propone e il suo amore ci lascia sempre liberi… L’11 febbraio è la festa di Nostra Signora di Lourdes, l’anniversario della prima apparizione della Vergine a Bernadette. Dopo alcune ricerche a tentoni, ho scoperto che una tradizione storica dice che l’11 febbraio è anche una data importante per i musulmani, contrassegnando l’anniversario del giorno in cui, nel 624, Muhammad si separò dalle tribù ebraiche di Medina e si rivolse per la preghiera non più verso Gerusalemme ma verso La Mecca, verso la Kaaba dove si trova la misteriosa Pietra Nera che verrebbe dal Paradiso. Il cielo, manifestandosi nuovamente nella nostra storia umana a Lourdes nel 1858, forse ha scelto l’11 febbraio per indicare ai figli di Abramo l’urgenza di rivolgere insieme lo sguardo interiore verso la roccia della nostra vita che è Dio?
Dal « Mihrab » della Moschea Blu a quello del nostro cuore
Durante la visita di un alto rappresentante musulmano a Lourdes che accoglievo come direttore della comunicazione del santuario, mi è venuto spontaneo proporgli di guardare la grotta come un “mihrab” e questa proposta l’ha profondamente toccato. Da allora siamo diventati amici.
Perché ho osato fare un tale accostamento? Perché in occasione del viaggio di Benedetto XVI in Turchia che seguivo come giornalista, il Papa si è messo a pregare davanti al mihrab della Moschea Blu ad Istanbul. Era il 30 novembre 2006 e ci trovavamo sotto le volte di questa moschea costruita sulle rovine del palazzo degli imperatori bizantini. Questa preghiera interiore, senza rito, né ostentazione, accanto al gran mufti d’Istanbul, voleva far avanzare il cammino di “fraternità dell’umanità”, come ci spiegò allora Benedetto XVI.
Prima di lui, solo Giovanni Paolo II era entrato in una moschea, quella degli Umayyadi a Damasco nel maggio del 2001 e lì si era raccolto in preghiera davanti ad una reliquia cristiana. Il suo successore non ha esitato ad osservare un lungo tempo di silenzio presso il “mihrab”. Un amico domenicano mi ha detto che quel piccolo “santuario” presente in ogni moschea è come una “nicchia” al di sopra della quale spesso sono iscritte citazioni del Corano. Nella Moschea Blu il versetto scelto è quello che ricorda come Zaccaria vegliava sulla Vergine Maria, consacrata a Dio, nel tempio di Gerusalemme. “Ogni volta che Zaccaria entrava da lei nel tempio” (Corano 3:37), vedeva che era miracolosamente nutrita dalla grazia di Dio, dice il testo santo dell’Islam così poco conosciuto dai cristiani… Mi è sembrato che questo evento aprisse delle prospettive immense e non smetto di meditarlo nel mio cuore con Maria.
“Cammina con lei”: queste parole mi sono state ispirate interiormente quando, a piedi scalzi, guardavo anch’io verso il “mihrab”, nella Moschea Blu. La cavità della Grotta di Lourdes nella roccia, mi è sembrata essere, da allora in poi, come un “mihrab” universale, un cuore spirituale dove la madre di Gesù è onorata e davanti al quale è possibile unirsi interiormente a tutti i musulmani del mondo per affidare alla Vergine Maria – che occupa un posto importante nella loro fede – il dialogo di amicizia con loro.
Su questo cammino di dialogo e di amicizia spirituale, mi è venuto in mente di proporvi di organizzare un pellegrinaggio islamo-cristiano a Gerusalemme, sui passi della Vergine Maria, per la fratellanza universale… I luoghi dove andare, ripercorrendo i suoi passi, non mancano: Maria ha vissuto con gli apostoli a Gerusalemme dopo la morte e resurrezione di Cristo. In ogni caso, il momento centrale del nostro pellegrinaggio potrebbe essere al Cenacolo, luogo che oramai non appartiene a nessuna religione, dove dunque saremmo tutti a casa nostra e dove è conservato un bellissimo mihrab scolpito davanti al quale potremmo sostare e pregare in silenzio, insieme, seguendo l’esempio di ciò che fece Benedetto XVI nella Moschea Blu quasi 15 anni fa.
In fondo, il mihrab verso il quale dobbiamo tutti volgerci insieme è senza dubbio il nostro cuore. Lì scopriamo, come Maria, la presenza viva di Dio. Questo è un cammino personale che abbiamo tutta la vita per compiere.
François Vayne