Ecco l’ intervista su Bernadetta che mi hanno fatto nel numero di febbraio della bellissima rivista Medjugorje Magazine :
Bernadette era una ragazza normale, che amava ridere. Con le sue debolezze e la ricchezza della fede semplice. “Ha vissuto amando il Vangelo perché Dio è amore ed è tutto ciò che la Vergine ci chiede: è sufficiente amare”. Parola di François Vayne, a Lourdes per ben ventisei anni, dal 1987 al 2013 dove, ha avuto il privilegio di dirigere il giornale del santuario Lourdes Magazine. “La vita di Bernadette ci ricorda che lo scopo del nostro pellegrinaggio terreno è l’unione con Dio, nel cuore della Trinità, per l’eternità”. `Bernadette ama ridere”. Parlando di lei, Francois Vayne, usa il tempo dei verbi al presente. Perché – si può dire – ha conosciuto la veggente da vicino. Classe 1962, giornalista, padre di famiglia e nonno, Francois ha trascorso ventisei anni della sua vita a Lourdes. E del santuario pirenaico è stato il responsabile della comunicazione.
– François, come ha conosciuto Lourdes?
– Sono nato in Algeria nel 1962, dopo che quel Paese, dove ho trascorso la mia infanzia e l’adolescenza, era diventato indipendente. La mia parrocchia di allora era dedicata a Notre- Dame de Lourdes; ho iniziato ad amarla fin dagli anni della mia giovinezza. Andavamo spesso a pregare, con la mia famiglia, al santuario mariano di Notre-Dame d’Afrique sulle alture algerine, dove numerosi musulmani si ritrovano per invocare la Madre di Dio, Maryam, molto venerata nel Corano [venerata come figura eccellente, per i credenti musulmani Maryam, ovviamente, è solo la madre di Gesù, n.d.r.]. Così Maria mi è presto apparsa come Colei che riunisce tutti i fi gli di Dio in uno spirito di fraternità, e ho scelto di diventare giornalista per comunicare e servire questo messaggio di pace. A Lourdes, per ventisei anni, dal 1987 al 2013, sono stato il direttore del giornale del santuario – «Lourdes Magazine» – del servizio di comunicazione, nonché della libreria e della casa editrice Notre- Dame de Lourdes (NDL). Prima di assumere questo incarico ho accompagnato i malati nei pellegrinaggi, come giovane volontario, hospitalier. Questa lunga esperienza come giornalista a Lourdes ha rinforzato le mie convinzioni a favore della fraternità universale, poiché là, alla Grotta di Massabielle, tutto il mondo è accolto senza distinzioni di razza o di religione.
– Chi è santa Bernadette per lei? Che cosa l’ha più colpita della sua vita?
Bernadette, che era alta un metro e quaranta centimetri, aveva 14 anni quando ebbe le apparizioni, la stessa età di Maria dell’Annunciazione. Della Vergine disse: “Era così giovane e piccola, come me”. Questa piccola giovane ragazza, analfabeta, che parlava il dialetto dei Pirenei, viveva nella famiglia più povera di Lourdes. Il papà era disoccupato e la mamma andava a fare i mestieri nelle case. Il messaggio di Lourdes è dunque di grande attualità, nel senso che porta la Chiesa verso le “periferie”, là dove Gesù vuole che siamo fedeli al Vangelo. Bernadette è rimasta umile, ha servire i malati in una congregazione religiosa di cui ha sentito il carisma e la sua morte a Nevers, all’età di 35 anni, ci ricorda che lo scopo del nostro pellegrinaggio terrestre è l’unione con Dio, nel cuore della Trinità, per l’eternità. Credo che la caratteristica rilevante della personalità di Bernadette sia la fede, la sua radicalità evangelica. Ha vissuto amando il Vangelo perché Dio è amore ed è tutto ciò che la Vergine ci chiede: è sufficiente amare.
– Quali sono le caratteristiche umane di Bernadette che andrebbero meglio conosciute, secondo lei?
– Bernadette non è un’eroina, ma è come ciascuno di noi; ama ridere, ha delle debolezze, ma la grazia divina che ha scelto di accogliere nel suo cuore, attraverso la preghiera e la frequentazione dei sacramenti, le conferiscono una forza di carattere che è la caratteristica dei santi. Non si lascia influenzare, sa dire di no, fa la volontà di Dio e rifiuta le ipocrisie mondane, è invulnerabile, perché nella sua vita lascia il posto alla Resurrezione. Ciascun dolore morale o fisico è per lei un’occasione di unirsi con gioia a Cristo sulla croce, trasformando la sofferenza in amore. Questo è il miracolo di Lourdes: l’unione a Gesù abbandonato che ci fa entrare nella gravitazione della Resurrezione.
– Qual è la ricchezza dell’apporto di Bernadette alla Chiesa?
– Il diavolo ci distrae dall’essenziale,dalla maggior parte dai “miracoli”. Dobbiamo diffidare della ricerca del meraviglioso, anche a Lourdes. Le guarigioni riconosciute ufficialmente a Lourdes dalla Chiesa sono poche, appena sessantanove in oltre centocinquant’anni, ma queste esprimono innanzitutto una guarigione interiore, una guarigione del cuore, in profondità. Lourdes è soprattutto un luogo di riconciliazione. Bernadette porta alla Chiesa questo messaggio di riconciliazione con Dio, che è la sorgente della vera felicità. Era malata, ha sofferto, non è guarita ed è morta, ma si è unita alla vita di Cristo per noi poveri peccatori. Allo stesso modo, se offriamo in pace tutto ciò che ci fa soffrire, partecipiamo alla redenzione del mondo e contribuiamo alla riconciliazione del creato con il suo Creatore. L’Immacolata è entrata nella luce dopo essersi unita alle sofferenze di suo Figlio sulla croce. A Lourdes l’Immacolata ci mostra il cammino, ed è il grande mistero da vivere. “Io non prometto di renderti felice in questo mondo, ma nell’altro”, disse a Bernadette. L’eternità è il nostro orizzonte e ci entreremo per la porta stretta che consiste nell’accogliere con umiltà la presenza di Cristo nelle nostre povertà più nascoste. La santità non consiste nel diventare virtuosi con la forza di volontà, ma è aprire i nostri cuori feriti alla luce della grazia divina che guarisce e libera.
– Che cosa ha in comune Bernadette Soubirous con gli altri veggenti della storia?
– Credo l’umiltà. Solitamente i veggenti sono dei laici, nella maggioranza dei casi giovani, sconosciuti e ignorati dal mondo. Ci ricordano che la Chiesa non è un’amministrazione di funzionari del culto, ma un popolo in marcia che sperimenta la bellezza e la felicità di amare. Spesso i veggenti si scontrano con le autorità ecclesiastiche, poiché disturbano l’ordine prestabilito. È come se Dio volesse aiutare la Chiesa a rimettere al centro la questione essenziale, tornando alla sua fonte evangelica, lontano dallo spirito del mondo. Anche molti sacerdoti ritrovano la gioia della loro vocazione nei luoghi di pellegrinaggio. I veggenti sono qui per ricordare che il tesoro della Rivelazione non appartiene a una “casta”, ma che è offerto a tutta l’umanità e che siamo tutti chiamati alla santità. Alla maniera di Maria nei luoghi dove è apparsa, papa Francesco fa riecheggiare questo appello dal Cielo nel cuore stesso dell’istituzione per “declericalizzarla”. L’umiltà è l’unica via di salvezza: “Fatevi piccoli e la troverete”, diceva san Bernardo, il santo patrono di Bernadette.
– Che cosa insegna Bernadette agli uomini di oggi? Che cosa ha ancora da dire in un mondo così complesso attraversato dalla violenza e da numerose contraddizioni?
– Ciò che Bernadette può insegnarci ancora oggi è che ogni persona è importante per Dio, per quanto piccola possa essere. Abbiamo ricevuto una missione d’amore su questa terra. Siamo consapevoli della nostra responsabilità di battezzati? La Vergine è dalla nostra parte, ci accompagna l’Invisibile, si trova ai piedi del nostro letto, nel nostro ufficio, ovunque è già vittorioso. Gli angeli buoni stessi ci obbediscono, perché siamo la carne del Figlio di Dio… allora che cosa aspettiamo a sollevare il mondo e a riconciliarci con Dio? Quando una persona cambia, cambia tutto intorno a lei. Le grandi manipolazioni dell’opinione pubblica, oggi in corso, non ci possono intimidire, la verità prevale sempre sulla menzogna. Cristo è vittorioso e noi con lui! Cerchiamo di essere operatori di pace, uniamo le nostre forze con quelle di altri credenti, non abbiamo tempo da perdere…
– La malattia dell’uomo, la sua fragilità… spesso la richiesta di una guarigione fi sica è
quello che caratterizza la visita a un santuario come quello di Lourdes. Lei che umanità
ha incontrato laggiù in tutti questi anni?
– L’umanità che si incontra vivendo a Lourdes è una famiglia di fratelli e di sorelle che si amano senza maschere, senza fingere. I pellegrini, a Lourdes, scoprono la guarigione dall’egoismo e dall’isolamento. È il rapporto umano che guarisce a Lourdes, attraverso la rinnovata esperienza di reciproca fiducia. Questo mondo è inquinato da odio e gelosia, Lourdes ripristina la fiducia negli altri e ci aiuta a mantenere la speranza nella bontà di Dio, che si manifesta attraverso chi si mette al servizio dei malati. Un sorriso offerto a qualcuno può salvare una vita. Il sorriso di Maria è dato a noi, tocca a noi trasmetterlo ai nostri fratelli.
– Ci sono stati degli episodi che più altri l’hanno colpita durante la permanenza a Lourdes?
– Durante tutti questi anni ho incontrato migliaia di persone. La rivista che dirigevo aveva abbonati in oltre centrotrenta Paesi nel mondo. Un libro non sarebbe sufficiente a raccontare le esperienze che ho vissuto. Tuttavia potrei ricordare l’incontro con una giovane ragazza cieca e disabile che un giorno mi ha fatto capire che agli occhi di Dio il punto più debole tiene su il mondo intero. Per capirci, possiamo pensare all’immagine della piramide rovesciata. Il calore della sua piccola mano nella mia mi ha trasmesso la certezza che più una persona si conforma a Cristo nella sua vulnerabilità, più è capace di sostenere l’umanità intera, attraverso il suo amore e la sua preghiera. La battaglia è vedere oltre le apparenze, e diventare “veggenti”, come il Piccolo Principe di Saint-Exupéry, nel senso che ciò che è essenziale è invisibile agli occhi: si vede bene solo col cuore. (An.DeL.)
François Vayne, giornalista e scrittore,
ha dedicato alla Santa un libro di meditazioni:
`Bernadette.Il Cielo in una grotta`, Paoline.