
Bari, 29 novembre 2025
Grazie a Don Michele Bellino per il suo invito. Ricordo il nostro incontro di sette anni fa qui, in occasione dell’uscita del mio libro sui martiri di Tibhirine, con il mio editore, il direttore della LEV che era venuto personalmente. Quale legame tra questi martiri e Bartolo Longo? Penso che sia la loro testimonianza di fede e di carità ad avvicinarli, il radicamento nella preghiera e nel servizio concreto ai più poveri. È questo legame preghiera–carità che attira l’attenzione dei membri dell’Ordine riguardo al loro modello, San Bartolo Longo, il primo laico membro dell’Ordine ad essere canonizzato, il primo di tanti che sarete voi!
Anzitutto, in quanto direttore della comunicazione dell’Ordine e collaboratore del Cardinale Filoni, nostro amato Gran Maestro, che è membro del Dicastero per la Causa dei Santi, devo dire che ciò che mi colpisce è che il “miracolo” necessario alla canonizzazione di Bartolo Longo siano le sue operesociali a Pompei. È un’apertura storica per tutti noi. Solo l’amore è eterno. La nostra casa in Cielo sarà costituita da questi atti d’amore compiuti ogni giorno, dalle fondamenta fino al tetto, e non sono le cose straordinarie a fare la santità, ma l’amore quotidiano, ricominciato ogni mattina.
Se in Italia il santuario mariano di Pompei e il suo fondatore fanno parte della vita della Chiesa, in Francia conosciamo soprattutto il parco archeologico di Pompei. Prima di venire a Roma a lavorare per l’Ordine, conobbi Bartolo Longo nel 2002, a Lourdes, attraverso la lettera apostolica di San Giovanni Paolo II sul Rosario, che avevo commentato nella rivista che allora dirigevo. Per me, era innanzitutto un apostolo del Rosario, che ci fa capire che, se viviamo in compagnia di Gesù e Maria nella preghiera, finiremo per somigliare loro.
“Come due amici che si incontrano spesso finiscono per assomigliarsi anche nello stile di vita, così anche noi, parlando familiarmente con Gesù e con la Vergine attraverso la meditazione dei Misteri del Rosario e formando insieme un’unica vita attraverso la Comunione, possiamo diventare, per quanto la nostra bassezza lo permette, simili a loro e imparare dai loro esempi sublimi a vivere in modo umile, povero, nascosto, paziente e perfetto”.
Nel mio cammino verso il servizio dell’Ordine, ho vissuto un dramma familiare. A causa di queste difficoltà, mi sono consacrato alla Divina Misericordia il 13 novembre 2004, scoprendo una decina d’anni dopo che questa data era significativa nella storia di Bartolo Longo (l’arrivo del quadro della Vergine su un carro di letame).
Da parte mia, non ho avuto la fortuna di avere genitori uniti, essendo figlio naturale, e l’angoscia mi accompagna sempre a causa di questa ferita. La presenza spirituale di Bartolo mi aiuta molto: ho trovato in lui un padre che mi dona serenità quando necessario. Credo davvero che la sua vita sia un incoraggiamento a lasciare che sul letame della nostra esistenza fioriscano i fiori più belli del paradiso!
Come vi dicevo, una decina d’anni dopo questa consacrazione alla Divina Misericordia, incontrai più personalmente Bartolo durante un viaggio a Pompei, a Pasqua 2012 (ero venuto per il parco archeologico): in ginocchio davanti alla sua urna, dove riposa nel suo mantello di Cavaliere, lo invocai disperatamente, e nel 2013 egli mi condusse provvidenzialmente a lavorare per l’Ordine a Roma.
Da allora cerco di farlo conoscere, perché è un modello per gli uomini un po’ perduti di oggi. Per esempio, ho promosso l’idea di un oratorio, Exsultet, creato per l’Ordine nel 2018, che ha permesso di diffondere il suo messaggio in modo artistico, attraverso la musica. I membri dell’Ordine hanno compreso meglio che possiamo seguirne le orme mediante l’imitazione. È un nuovo San Longino perché, dopo aver ferito Cristo è diventato suo amico… (Bartolo Longo volle che il Sacro Cuore di Gesù, fonte di grazia e di pace, fosse rappresentato sul campanile del santuario di Pompei).
Recentemente la decisione di Papa Francesco di canonizzare Bartolo, su proposta del Dicastero per la Causa dei Santi, annunciata dall’ospedale Gemelli (25 febbraio 2025), poi l’elezione di Papa Leone nel giorno della Supplica (8 maggio 2025), e l’invio del Legato pontificio lo scorso 13 novembre a Pompei, hanno riportato la sua testimonianza al centro della scena internazionale. Ho vissuto quel 13 novembre in modo speciale, a fianco del Legato (150 anni dall’arrivo del quadro mariano), in particolare durante la visita alle opere sociali. Là ho appreso che Papa Leone andrà probabilmente a Pompei l’8 maggio prossimo, per pregare per la pace in Terra Santa e nel mondo.
In attesa di questo viaggio pontificio a Pompei, stiamo preparando, con Mons. Tommaso Caputo, Prelato di Pompei e Assessore dell’Ordine, un libro su Bartolo Longo affinché i Cavalieri e le Dame lo scoprano più profondamente e seguono le sue orme.Il Gran Maestro, che cura con solerzia la spiritualità dell’Ordine, ha chiesto personalmente per tutti voi questo libro al Assessore dell’Ordine.
Sappiamo che Bartolo Longo non voleva conservare nulla per sé, era generoso, “dalla parte di chi dona”, e offrì il santuario a Papa Leone XIII nel 1894 (il Papa del Rosario), in accordo con la sua sposa, la contessa Marianna De Fusco.
Donò poi le opere sociali che aveva fondato a Papa Pio X, nel 1906, passando così l’amministrazione alla Delegazione pontificia e al suo vescovo rappresentante (il primo arrivò a Pompei nel febbraio 1906).
Dopo Pio X, Benedetto XV fu il primo Papa a recitare la Supplica l’8 maggio 1915, alla veglia dell’entrata dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale. Fu lui ad autorizzare la creazione dell’istituto per le figlie dei carcerati.
Infine, Bartolo ricevette le insegne di Cavaliere da parte di Pio XI (con un breve pontificio del 4 marzo 1925). Il 30 maggio 1925 Bartolo Longo donò le sue insegne alle figlie dei carcerati. Più tardi Pio XI istituì la Prelatura Nullius l’8 maggio 1935.
Ciò che ci insegna, oltre alla sua fedeltà nella preghiera e al suo amore per l’Eucaristia, è la capacità di accogliere la volontà di Dio nell’incontro con le persone. Ha vissuto la comunione dei santi sulla terra, in particolare con il suo amico, il Dottore Giuseppe Moscati. Ma colui di cui vorrei parlarvi oggi è Rosario Pullano, che aveva ucciso suo cugino e i cui figli furono accolti nell’istituto per i figli dei carcerati fondato da Bartolo a seguito dell’incontro con questo padre così provato. Il figlio di Rosario Pullano, Domenico, il primo ad essere accolto nell’istituto, divenne sacerdote.
Ciò che ci insegna ancora è di essere artigiani di pace nelle relazioni (lo Spirito Santo passa da lì!). “Il mio testamento è questo: Vi lascio la pace”, ci dice infatti Bartolo Longo ancora oggi.
Papa Leone ha scritto nella sua lettera al Legato per il 13 novembre scorso che questo santuario è “il baluardo di una pace da difendere”. Infatti, la parola Pace è incisa in grande sotto la statua della Vergine sul frontone della basilica. Questa pace che i Cavalieri e le Dame servono in Terra Santa, sostenendo il Patriarcato Latino (opere di educazione alla pace in particolare) con 20 milioni di euro quest’anno, trova la sua sorgente nel cuore di ciascuno. Sono in pace con tutti oggi? Devo riconciliarmi? Parlare di pace non ha senso altrimenti!
In conclusione, dirò che la distinzione cavalleresca di Bartolo non ha nulla di onorifico, ma conferma una vita totalmente consacrata a difendere la fede in modo concreto. È testimone della luce nelle tenebre del mondo, ciò che i membri dell’Ordine sono chiamati ad essere là dove vivono.
Approfittiamo che nel 2026 (il 5 ottobre) ci sarà il centenario della morte del primo laico santodell’Ordine per chiedergli la sua intercessione!
Il cardinale Pizzaballa, nostro Gran Priore dell’Ordine, ci ringrazia spesso per l’aiuto che gli inviamo, ma in realtà siamo noi che dovremmo ringraziare la Terra Santa per l’appello universale che ci rivolge: essere testimoni del sepolcro vuoto, della luce che splende nelle tenebre, alla maniera di Bartolo Longo e del piccolo gregge della Chiesa Madre di Gerusalemme, quello della parrocchia di Gaza in particolare. Siamo orgogliosi di appartenere al Corpo Mistico di Cristo nel quale si trovano dei membri così luminosi!
François Vayne